mercoledì 25 aprile 2012

Riqualificazione energetica e mercato delle costruzioni


A febbraio 2012 la produzione nel settore delle costruzioni sono crollate del 20,3% rispetto allo stesso mese del 2011, fonti ISTAT, ma il crollo è del 23% se si considerano le correzioni del calendario.
Nella crisi profonda, la tendenza nell’edilizia italiana è però chiara: sempre meno costruzioni e sempre più ristrutturazioni, come evidenziato nel rapporto CRESME pubblicato lo scorso novembre “Il mercato delle costruzioni 2011-2015”: gli investimenti destinati alle nuove costruzioni sono circa la metà di quelli destinati a manutenzioni straordinario e ordinarie.
In percentuale, le nuove costruzioni, in termini di investimenti pesano circa il 37% del globale; tale quota depurata del peso degli interventi destinati alle energie rinnovabili e al fotovoltaico scende al 31%. Un andamento molto chiaro che testimonia che è già in atto un nuovo ciclo edilizio.
Le stime di Legambiente dicono che in Italia la cementificazione nell’ultimo quindicennio è avanzata al ritmo di 500 chilometri quadrati all’anno, portando a 2,35 milioni di ettari la superficie urbanizzata, pari al 7,6% del territorio nazionale (Puglia e Molise messi insieme). Difficile quindi pensare che si potesse andare avanti con questi ritmi, non solo in termini puramente quantitativi ma anche di salvaguardia del territorio e di vivibilità/fruibilità degli spazi costruiti.
Al contrario, gli spazi per il recupero e la riqualificazione sono enormi.
Il patrimonio edilizio italiano, secondo il censimento ISTAT del 2001, consiste in 12.8 milioni di edifici, di cui l’85,2% (10,9 milioni) utilizzato a scopi abitativi, con oltre 26.5 milioni di abitazioni. Di queste, più del 70% è stato costruito dopo la seconda guerra mondiale, in particolare negli anni del boom economico. Il 40% circa del patrimonio edilizio esistente ha più di 50 anni e la necessità di conservarlo ha comportato una notevole crescita del mercato del recupero edilizio, sin dagli anni ottanta.
Si può ipotizzare che il settore del recupero continuerà a crescere nei prossimi anni, sino ad arrivare all’80% del mercato. Si avrà anche una trasformazione delle tipologie di interventi ed opere richieste, con una riduzione delle opere murarie tradizionali a vantaggio delle opere impiantistiche e dell’utilizzo di tecnologie leggere “a secco”.
Riqualificare un immobile oggi significa essenzialmente renderlo efficiente dal punto di vista dei consumi. Oggi, il 40% del totale di energia che utilizziamo è utilizzata per far funzionare gli edifici; di questa, il 68% serve per il riscaldamento, il 18% per gli usi elettrici, il 9% per l’ACS e il 5% per cucinare: si tratta di un enorme bacino di potenziali risparmi che sono al centro dei Piani energetici europeo e nazionale, i quali affidano agli interventi sugli edifici (interventi sul’involucro e sugli impianti di riscaldamento) il 50% dell’obiettivo al 2016 e al 2020.
Il comparto edile può tornare a crescere solo con la riqualificazione, le demolizione e ricostruzione  del patrimonio esistente, attraverso visioni strategiche di retrofit urbano improntate alla sostenibilità – ambientale, economica, sociale - e di medio-lungo termine, stimolando investimenti e innovazione, combinando le potenzialità offerte dalla ricerca e dall’uso di nuovi materiali e tecnologie con il principio della tutela del territorio e dell’ambiente.

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