lunedì 17 settembre 2012

Mangiarsi il pianeta con una bistecca?


La Banca Mondiale, una delle istituzioni specializzate dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, comprende a sua volta due istituzioni internazionali: la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e l'Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (AID o IDA), create per lottare contro la povertà e per organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in difficoltà. In un recente rapporto di quest’ultima istituzione si afferma che la attuale produzione mondiale di vegetali potrebbe sfamare oltre 11 miliardi di persone, con una quota di calorie più che sufficiente per una vita attiva oltre che sana.
A parte la questione sulla sostenibilità di un mondo popolato da 11 miliardi di esseri umani, purtoppo una parte significatica di questa produzione di vegetali è da sempre destinata all’allevamento degli animali per la produzione di carne e derivati, con il risultato di gravi sperequazioni nella distribuzione delle risorse che contribuiscono a causare fame e malnutrizione per circa 2 miliardi di persone. 
Il quadro attuale vede una crescita globale del consumo di carne, il che comporta conseguenze non solo per le popolazioni umane ma un aggravamento della salute degli ecosistemi della Terra e un aumento delle emissioni di gas climalteranti che derivano dalle attività agricole.
Dal punto di vista nutrizionale, un ettaro di terra destinato all’allevamento bovino produce mediamente un venticinquesimo delle proteine che si potrebbero ottenere con la coltivazione della soia. Per ottenere un chilo di carne è necessario consumare circa dodici chili di cereali. Ai quali vanno aggiunti centomila litri di acqua per l’indotto di produzione, più le emissioni di gas serra dovute alle deiezioni animali e alla deforestazione per creare nuovi pascoli.
Circa il 75% delle nuove malattie che affliggono il genere umano dal 1999 al 2009 originano negli animali e nei prodotti derivati da animali, secono le analisi e le stime della FAO dedicate alla zootecnia intensiva, che è il modello maggiormente perseguito in tutto il mondo.
La zootecnica intensiva  produce un alto livello di rifiuti, una straordinario consumo di acqua e suolo, un impoverimento generale della biodiversità e contribuisce al cambiamento climatico  con il 18% delle emissioni globali di gas serra.
La FAO e l’ONU hanno sin dal 2009 dichiarato che solo con una corretta alimentazione vegetariana si potrà salvare il pianeta dai disastri della fame, oltre che dall’obesità e dalle altre patologie legate ad una alimentazione troppo ricca di carne, e contribuire alla diminuizione dei gas climalteranti.

domenica 16 settembre 2012

Via libera al ddl “salva suolo”


Venerdì 14 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che intende porre un limite all’avanzata della cementificazione e proteggere il suolo agricolo come elemento di cornice ambientale e paesaggistica del Paese.
Il premier Monti ha addirittura parlato del tema importante dell’agricoltura e della preservazione dei suoli fertili come tema strategico per coniugare tutela e sviluppo, rammaricandosi di non avere inserito un tale provvedimento definendolo <<risolutivo di molti problemi della società italiana>> nel famoso decreto “Salva Italia”, <<perché ha molto a che vedere con la salvezza dell’Italia concreta>>.
In 40 anni il terreno agricolo ha perso 5 milioni d’ettari (la somma di Lombardia, Emilia Romagna e Liguria: il 70% è stato abbandonato mentre il restante milione e mezzo d’ettari (un’intera Calabria) è stato urbanizzato in maniera non sostenibile con gravi conseguenze sull’equilibrio idrogeologico e sul paesaggio.
Al 2012, la superficie urbanizzata è pari al 6,7% del territorio nazionale (in pianura padana si arriva al 16,4%). La tendenza attuale è in ogni caso un incremento della superficie impermeabile.
Il ddl prevede:
  • Una soglia massima da stabilirsi a livello nazionale e regionale da destinare a superficie agricola edificabile.
  • La creazione di un comitato ministeriale per il monitoraggio del consumo di suolo su tutto il territorio nazionale.
  • Di impedire agli enti locali di utilizzare i proventi delle concessioni edilizie per finanziare le spese correnti.
  • Di impedire ai terreni agricoli che hanno usufruito d’aiuti pubblici il cambio di destinazione d’uso per almeno 5 anni.
  • Di favorire il recupero degli edifici rurali mediante manutenzione, ristrutturazione e restauro tramite finanziamenti.
La filosofia generale è quella di garantire un equilibrio tra zone edificate e aree agricole, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate.
Ora inizia l’iter legislativo, che purtroppo assai difficilmente potrà entro la fine della legislatura. Le varie associazioni ambientaliste e per la difesa del territorio (si veda per esempio l’intervento di Carlo Petrini su Repubblica del 15 settembre scorso) stanno promuovendo iniziative e proposte di miglioramento del testo. In ogni caso, il prossimo Governo, non potrà ignorarlo.


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Condensiamo la storia della Terra di quattro miliardi di anni in sei giorni.
Il nostro pianeta è nato lunedì alle ore zero.
La vita comincia a mezzanotte di mercoledì e si evolve nei tre giorni seguenti.
Sabato alle ore 16 compaiono i grandi rettili che si estinguono cinque ore più tardi, alle nove di sera.
L'uomo appare soltanto sabato sera a mezzanotte meno tre minuti. La nascita di Cristo avviene un quarto di secondo prima di mezzanotte. Manca un quarantesimo di secondo quando inizia la rivoluzione induistriale.
In questo momento siamo alla mezzanotte di sabato, circondati da persone convinte che ciò che fanno da un quarantesimo di secondo possa durare per sempre.


David Brower, ambientalista e alpinista

sabato 15 settembre 2012

Introduzione all’ecologia profonda

Innanzi tutto bisogna definire cosa si intende distinguendo ecologia superficiale ed ecologia profonda (shallow e deep ecology).
La distinzione fu coniata da Arne Naess (foto) nel 1972: per ecologia superficiale si intende un tipo di ambientalismo che si occupa principalmente dei problemi di inquinamento, dell’esaurimento delle risorse, della salute e della ricchezza degli abitanti dei paesi sviluppati, interessandosi di vari aspetti della società consumista in maniera riparativa, predisponendo forme di preservazionismo e conservazionismo ambientali dal punto di vista dell’interesse di benessere della popolazione umana e non mettendo sostanzialmente in discussione l’assetto economico, sociale e tecnologico della civiltà occidentale globalizzata, ispirato ad un sostanziale antropocentrismo tecnocratico.
L’ecologia profonda (deep ecology) invece è un movimento filosofico-sociale (più che un preciso sistema filosofico in senso accademico) che trae ispirazione dalla scienza dell’ecologia sebbene abbia contenuti non derivabili direttamente da essa o da altre scienze, la cui essenza sta nel porsi domande più profonde (deeper questions). È evidente, infatti, che la scienza ecologica da sola non può risolvere i problemi ambientali, poiché la scienza è capace solo di riconoscere un fenomeno, non di valutarlo: si tratta di trasformare il pensiero ecologico in una ecosofia; sofia in greco significa “saggezza” e sta ad indicare il rapporto della scienza con l’etica, le priorità di valore, le norme e la pratica. La differenza rispetto all’ecologia superficiale sta nel voler mettere in discussione tutte quelle prassi, politiche, valori che sono alla base della crisi ecologica generata da un particolare modo di relazionarsi dell’uomo con la natura.
L’attuale prassi dell’uomo nei confronti dell’ecosfera, secondo la deep ecology, non ha alla base una solida visione del mondo (filosofica o religiosa) ma soltanto ben radicati modi di produzione e di consumo. Si potrebbero rintracciare in qualsiasi filosofia o religione del passato parole di pesante condanna per l’epoca attuale: esse hanno ricercato la grandezza spirituale (qualitativa) e non materiale (qualitativa), e non avrebbero considerato la sfera economica quale fonte di valori ultimi per le nazioni, la società, i singoli.
Per Naess, non si tratta tanto di opporsi ad una particolare articolata filosofia, ma piuttosto al suo contrario: alla totale assenza di pensiero. Pertanto, basterebbe soltanto iniziare a interrogarsi in merito al perché dell’attuale atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ecosfera, e indagare circa i presupposti dello stile di vita contemporaneo perché molte persone (di varia estrazione sociale e culturale), che ora li appoggiano per mancanza di riflessione o consapevolezza, si trovassero d’accordo con le posizioni espresse dall’ ecologia profonda.
Il movimento dell’ecologia profonda non fa altro che cercare di chiarire i presupposti fondamentali che stanno alla base dell’approccio economico dominante in termini di priorità di valore, filosofia e religione: nel movimento superficiale le discussione e il dibattito si fermano molto prima! Il problema della società occidentale è quello di aver trasformato in maniera occulta i mezzi per realizzare la qualità della vita (tecnica, economia, lavoro) in fini. Si tratta di riappropriarsi dei veri fini, tenendo ben presente che ogni decisione in merito ai fatti è sempre innervata da precise scelte di valore e che ogni scelta di carattere utilitaristico deve essere sempre messa in relazione ai fini ultimi da perseguire.
Il movimento dell’ ecologia profonda ha un carattere pluralistico e comprende tutte quelle ecosofie i cui presupposti ultimi sono compatibili con una piattaforma comune che mette in discussione le prassi, le politiche, i valori a fondamento dell’attuale crisi ecologica e che promuove un cambiamento sociale in conformità a valori e norme conciliabili con le condizioni di vita nell’ecosfera.

La piattaforma, definita nel 1984 da Naess e Gorge Sessions e più volte aggiornata è la seguente:
  1. il fiorire della vita umana e non umana ha un valore intrinseco. Il valore delle forme di vita non umana è indipendente dall’utilità che queste possono avere per gli scopi umani.
  2. la ricchezza e la diversità delle forme di vita sulla Terra, che comprende le culture umane, ha valore intrinseco.
  3. gli esseri umani non hanno il diritto di ridurre questa ricchezza e questa diversità se non per soddisfare bisogni vitali
  4. il fiorire della vita umana e delle diverse culture è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana
  5. l’attuale interferenza umana nel mondo non umano è eccessiva, e la situazione sta peggiorando
  6. i punti precedenti indicano che sono necessari dei cambiamenti nel modo prevalente in cui finora gli uomini si sono comportati nei confronti della terra nel suo insieme. Le trasformazioni dovranno riguardare principalmente, le strutture politiche, sociali, tecnologiche, economiche ed ideologiche.
  7. Il cambiamento ideologico nei paesi ricchi dovrà consistere soprattutto nell’accresciuta capacità di apprezzare la qualità della vita piuttosto che un alto tenore materiale di vita, creando in questo modo i presupposti per una condizione mondiale di sviluppo ecologicamente sostenibile.
  8. Coloro che sottoscrivono i punti precedenti, s’impegnano direttamente o indirettamente a cercare di realizzare le trasformazioni necessarie attraverso mezzi non violenti.

Dalla piattaforma sopra citata discendono, in conformità a determinate premesse ultime, i punti di vista generali e quindi le decisioni concrete in situazioni specifiche. Da ciò deriva che gli ecologisti profondi non hanno tutti le stesse idee sulle questioni più importanti, possono anzi possedere differenti concezioni del mondo, ma hanno modi di pensare comuni sul valore intrinseco della natura e della necessità di un profondo rinnovamento nella società e un radicale riorientamento della civiltà occidentale, anche se questi possono anch’essi derivare da convinzioni diverse e forse incompatibili.
La ricchezza dell’ecologia profonda sta appunto nel suo essere ispirata ad una visione totale (total view)  e nel non trattarsi di un’ ideologia monolitica, di un credo definito. In generale tutte le prospettive filosofiche (p. esempio: sensiocentrismo, biocentrismo, olismo, transpersonalismo ecc…) ricadenti nell’ambito dell’ecologia profonda sono di carattere non antropocentrico.
In ultima analisi, esse vogliono proporre una nuova visione del mondo come reazione agli evidenti limiti connessi al concetto stesso di sviluppo economico quantitativo legato alla pervasiva manipolazione del mondo e degli ecosistemi.
Questa nuova prospettiva “ecocentrica” è sempre più necessaria in quanto è sempre più evidente che la crisi economica attuale non è altro che una manifestazione laterale del notevole peggioramento della situazione generale del pianeta causata da un modello di sviluppo non più sostenibile.      

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