sabato 15 settembre 2012

Introduzione all’ecologia profonda

Innanzi tutto bisogna definire cosa si intende distinguendo ecologia superficiale ed ecologia profonda (shallow e deep ecology).
La distinzione fu coniata da Arne Naess (foto) nel 1972: per ecologia superficiale si intende un tipo di ambientalismo che si occupa principalmente dei problemi di inquinamento, dell’esaurimento delle risorse, della salute e della ricchezza degli abitanti dei paesi sviluppati, interessandosi di vari aspetti della società consumista in maniera riparativa, predisponendo forme di preservazionismo e conservazionismo ambientali dal punto di vista dell’interesse di benessere della popolazione umana e non mettendo sostanzialmente in discussione l’assetto economico, sociale e tecnologico della civiltà occidentale globalizzata, ispirato ad un sostanziale antropocentrismo tecnocratico.
L’ecologia profonda (deep ecology) invece è un movimento filosofico-sociale (più che un preciso sistema filosofico in senso accademico) che trae ispirazione dalla scienza dell’ecologia sebbene abbia contenuti non derivabili direttamente da essa o da altre scienze, la cui essenza sta nel porsi domande più profonde (deeper questions). È evidente, infatti, che la scienza ecologica da sola non può risolvere i problemi ambientali, poiché la scienza è capace solo di riconoscere un fenomeno, non di valutarlo: si tratta di trasformare il pensiero ecologico in una ecosofia; sofia in greco significa “saggezza” e sta ad indicare il rapporto della scienza con l’etica, le priorità di valore, le norme e la pratica. La differenza rispetto all’ecologia superficiale sta nel voler mettere in discussione tutte quelle prassi, politiche, valori che sono alla base della crisi ecologica generata da un particolare modo di relazionarsi dell’uomo con la natura.
L’attuale prassi dell’uomo nei confronti dell’ecosfera, secondo la deep ecology, non ha alla base una solida visione del mondo (filosofica o religiosa) ma soltanto ben radicati modi di produzione e di consumo. Si potrebbero rintracciare in qualsiasi filosofia o religione del passato parole di pesante condanna per l’epoca attuale: esse hanno ricercato la grandezza spirituale (qualitativa) e non materiale (qualitativa), e non avrebbero considerato la sfera economica quale fonte di valori ultimi per le nazioni, la società, i singoli.
Per Naess, non si tratta tanto di opporsi ad una particolare articolata filosofia, ma piuttosto al suo contrario: alla totale assenza di pensiero. Pertanto, basterebbe soltanto iniziare a interrogarsi in merito al perché dell’attuale atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ecosfera, e indagare circa i presupposti dello stile di vita contemporaneo perché molte persone (di varia estrazione sociale e culturale), che ora li appoggiano per mancanza di riflessione o consapevolezza, si trovassero d’accordo con le posizioni espresse dall’ ecologia profonda.
Il movimento dell’ecologia profonda non fa altro che cercare di chiarire i presupposti fondamentali che stanno alla base dell’approccio economico dominante in termini di priorità di valore, filosofia e religione: nel movimento superficiale le discussione e il dibattito si fermano molto prima! Il problema della società occidentale è quello di aver trasformato in maniera occulta i mezzi per realizzare la qualità della vita (tecnica, economia, lavoro) in fini. Si tratta di riappropriarsi dei veri fini, tenendo ben presente che ogni decisione in merito ai fatti è sempre innervata da precise scelte di valore e che ogni scelta di carattere utilitaristico deve essere sempre messa in relazione ai fini ultimi da perseguire.
Il movimento dell’ ecologia profonda ha un carattere pluralistico e comprende tutte quelle ecosofie i cui presupposti ultimi sono compatibili con una piattaforma comune che mette in discussione le prassi, le politiche, i valori a fondamento dell’attuale crisi ecologica e che promuove un cambiamento sociale in conformità a valori e norme conciliabili con le condizioni di vita nell’ecosfera.

La piattaforma, definita nel 1984 da Naess e Gorge Sessions e più volte aggiornata è la seguente:
  1. il fiorire della vita umana e non umana ha un valore intrinseco. Il valore delle forme di vita non umana è indipendente dall’utilità che queste possono avere per gli scopi umani.
  2. la ricchezza e la diversità delle forme di vita sulla Terra, che comprende le culture umane, ha valore intrinseco.
  3. gli esseri umani non hanno il diritto di ridurre questa ricchezza e questa diversità se non per soddisfare bisogni vitali
  4. il fiorire della vita umana e delle diverse culture è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana
  5. l’attuale interferenza umana nel mondo non umano è eccessiva, e la situazione sta peggiorando
  6. i punti precedenti indicano che sono necessari dei cambiamenti nel modo prevalente in cui finora gli uomini si sono comportati nei confronti della terra nel suo insieme. Le trasformazioni dovranno riguardare principalmente, le strutture politiche, sociali, tecnologiche, economiche ed ideologiche.
  7. Il cambiamento ideologico nei paesi ricchi dovrà consistere soprattutto nell’accresciuta capacità di apprezzare la qualità della vita piuttosto che un alto tenore materiale di vita, creando in questo modo i presupposti per una condizione mondiale di sviluppo ecologicamente sostenibile.
  8. Coloro che sottoscrivono i punti precedenti, s’impegnano direttamente o indirettamente a cercare di realizzare le trasformazioni necessarie attraverso mezzi non violenti.

Dalla piattaforma sopra citata discendono, in conformità a determinate premesse ultime, i punti di vista generali e quindi le decisioni concrete in situazioni specifiche. Da ciò deriva che gli ecologisti profondi non hanno tutti le stesse idee sulle questioni più importanti, possono anzi possedere differenti concezioni del mondo, ma hanno modi di pensare comuni sul valore intrinseco della natura e della necessità di un profondo rinnovamento nella società e un radicale riorientamento della civiltà occidentale, anche se questi possono anch’essi derivare da convinzioni diverse e forse incompatibili.
La ricchezza dell’ecologia profonda sta appunto nel suo essere ispirata ad una visione totale (total view)  e nel non trattarsi di un’ ideologia monolitica, di un credo definito. In generale tutte le prospettive filosofiche (p. esempio: sensiocentrismo, biocentrismo, olismo, transpersonalismo ecc…) ricadenti nell’ambito dell’ecologia profonda sono di carattere non antropocentrico.
In ultima analisi, esse vogliono proporre una nuova visione del mondo come reazione agli evidenti limiti connessi al concetto stesso di sviluppo economico quantitativo legato alla pervasiva manipolazione del mondo e degli ecosistemi.
Questa nuova prospettiva “ecocentrica” è sempre più necessaria in quanto è sempre più evidente che la crisi economica attuale non è altro che una manifestazione laterale del notevole peggioramento della situazione generale del pianeta causata da un modello di sviluppo non più sostenibile.      

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